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CALENDULA OFFICINALIS

CALENDULA OFFICINALIS: descrizione botanica, storia, curiosità, usi, benefici in fitoterapia

calendulaLa calendula officinalis è una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, conosciuta con il nome di “fiorrancio“. Si affaccia nei paesi del Mar Mediterraneo, e la si trova nei campi incolti, negli oliveti ed ai bordi delle strade. Presenta un portamento ramificato, ha fusti striati e robusti, alti fino a 60 centimetri. Ogni pianta può produrre dai venti ai cinquanta fiori ed è ricoperta da peluria; le foglie sono arrotondate e si presentano alterne. I fiori sono di un colore giallo-arancio e si raccolgono in capolini. I frutti sono degli acheni spinosi.

La calendula inizia a fiorire in primavera, e continua la sua fioritura per tutto il resto dell’anno.

Il nome calendula deriva dal latino “calendae” che per i Romani stava a indicare il primo giorno di ogni mese, proprio a significare , come i fiori, da cui prendono il nome, si rigenerano continuamente.

La calendula è protagonista di svariate leggende; in Grecia, i semi del fiore, con la loro caratteristica di mezza luna, rappresentano le lacrime di dolore che affligge Afrodite per la perdita del suo Adone. In India, viene vista come il fiore da scoprire ed imparare ad utilizzare; in Inghilterra, viene chiamata “Marigold” dai rituali legati alla Vergine Maria, legata al Sole, fiore da donare al fiume, in ricordo dei defunti. Per gli Egizi, la calendula è una pianta che riesce a far ringiovanire. Gli indù ornavano i templi con i fiori. I Greci ed i Persiani utilizzavano i petali per decorare le pietanze.  

La calendula simboleggia la speranza ed il rinnovo ciclico della vita e del puro amore che sfida il tempo. Il suo colore giallo-arancio è un satellite di petali incantato dal sole che lo insegue dal suo sorgere e si ripiega su di se al tramonto. La tradizione narra che se al mattino i fiori della calendula rimangono chiusi, vorrà dire che l’indomani mattino pioverà.

Per “sfamare la curiosità”, ricordiamo che l’uso popolare della calendula ha origine nell’antica teoria della signatura di Paracelso, la quale affermava che si riesce a curare una malattia che colpisce una determinata parte del corpo, con una pianta che riproduce, nella forma o nel colore, proprio quella parte del corpo: la calendula ha un colore arancio intenso che ricorda il colore della bile secreta del fegato (come anche le radici di curcuma) ed è utilizzata proprio per facilitare la secrezione della bile e per i disturbi ed intossicazioni epatiche. Naturalmente questa teoria non presenta fondamento scientifico, ma rappresenta solo una curiosità storica.

Le parti utilizzate della calendula, in fitoterapia, sono le sommità fiorite, i petali che vengono usati anche in cucina, e le foglie. Nel fiore si possono trovare: olio essenziale, carotene, betacarotene, saponina, principio amaro, alcool, acido e tracce di acido salicilico.

L’uso più conosciuto della calendula è quello esterno, sotto forma di pomata; stimola la cicatrizzazione, in caso di piaghe, ustioni, piccole ferite, geloni e abrasioni; stimola la granulazione del tessuto epidermico. Difatti, ottimizza l’irrorazione sanguigna della cute.

Alla quantità di carotenoidi contenuti nei fiori della pianta si attribuiscono le proprietà antinfiammatorie ed immunostimolanti, mentre, all’olio essenziale, sono riconosciute proprietà antibatteriche, antivirali e antimicotiche. Ai flavonoidi presenti, invece vengono attribuite attività emollienti, rinfrescanti, lenitive e riepitelizzanti, grazie all’azione che normalizza il micro-circolo dei tessuti.

In dermocosmesi viene prodotta una crema ricavata da una polvere che si ottiene dai fiori secchi della calendula, che presenta effetti di contrasto per l’acne e per le macchie della pelle. Inoltre, i fiori secchi, lasciati in sospensione all’interno di una bottiglia, contenente dell’olio di oliva ( 50 grammi per ½ litro ) consente di ottenere un olio da uso esterno che risolve i piccoli problemi causati da piccole bruciature. Grazie alle proprietà disinfettanti che possiede la pianta, viene usata esternamente per impacchi e sfruttata come ingrediente per i detergenti intimi. L’uso esterno della crema alla calendula viene anche consigliato in caso di pelle secca e delicata, screpolata e facilmente irritabile. Le mucillagini che contiene, infatti svolgono un’azione protettiva ed emolliente. Se ne consiglia l’utilizzo anche in caso di dermatiti, e come trattamento protettivo pre-sole o dopo sole.

Meno conosciuto, è l’uso interno della calendula, generalmente sotto forma di soluzione idroalcolica che va assunta diluita in acqua.
La più importante azione riconosciuta ed accertata è quella emmenagoga, che ne consiglia l’uso in caso di dismenorrea e alterazioni del ciclo mestruale, difatti fa diminuire quei fenomeni dolorosi, fino ad eliminarli. Contro questi dolori, la calendula va assunta per 10-15 giorni che precedono il ciclo, ogni mese, per svariati mesi: dopodiché, se ne diminuisce la dose, gradualmente, come anche il numero dei giorni di assunzione, per constatare se si può sospendere o è necessario continuare ad assumerla.

Nella moderna fitoterapia la calendula viene utilizzata sottoforma di infusi, estratto fluido, succo fresco, pomata ( com’è stato già citato )e tintura madre.

CALENDULA OFFICINALE: dosi consigliate e controindicazioni

La dose di calendula più appropriata dipende da svariati fattori, tra cui età dell’individuo, stato di salute ecc.
Le relative dosi di assunzione normalmente consigliate sono pari a: 2-3 grammi di calendula in 150 millilitri di acqua bollente (infuso), 0,1-1 grammo di estratto fluido (1g = 43 gocce), 40 gocce tintura madre tre volte al giorno, tintura al 10-20% per uso esterno.

Non si conoscono controindicazioni o effetti collaterali che riguardano l’assunzione e l’utilizzo della calendula. Anche il rischio di allergia alla pianta è molto basso, data l’assenza di elenalina.

CALENDULA OFFICINALE: curiosità in cucina e ricette

Le foglie della calendula possono essere aggiunte alle insalate miste, conferendo quel gusto amarognolo. I boccoli dei fiori secchi o freschi, invece possono essere utilizzati per aromatizzare alcune salse e condimenti. I fiori, se impiegati in risotti e brodi, conferiscono quella colorazione tipica gialla dello zafferano.

 

Risotto ai fiori di calendula e zafferano:


Ingredienti:
300 grammi di riso per risotti, 1 litro circa di brodo vegetale, 1 bicchiere di vino bianco, 1 cipolla, 1 bustina di zafferano, 50 grammi di burro, parmigiano q.b., una manciata di fiori di calendula, sale e olio q.b.

Preparazione: Preparate il brodo vegetale con sedano, carota e cipolla,  tenetelo bollente sul fornello, pronto per usarlo. Mondate e tagliate sottilissima la cipolla che farete stufare leggermente in un tegame insieme a dell’olio e parte del burro.
Aggiungete il riso e lasciatelo gonfiare per qualche minuto. Sfumate con il vino bianco. Irrorate con un po’ di brodo ed iniziate la cottura, dopo una decina di minuti aggiungete i fiori di calendula. Se serve regolate di sale. Man mano che il riso assorbe il brodo aggiungetene altro (sempre bollente) fino al termine della cottura. Pochi minuti prima di spegnere sciogliete lo zafferano in poca acqua calda e versatelo nel riso. Girate e spegnete. Aggiungete il restante burro e del parmigiano. Coprire e lasciare mantecare qualche minuto prima di servire. Potete aggiungere qualche altro fiore sulla superficie come ornamento.

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